Vi siete mai chiesti come scegliere il coach ideale…?

Lo sport amatoriale sta vivendo da molti mesi una situazione difficile e spesso frustrante, fatta di un numero irrisorio di competizioni fruibili e di molte, troppe, manifestazioni sospese, rinviate o annullate.

In un periodo come questo, con pochi obiettivi agonistici definiti, pianificare l’attività e stimolare gli atleti a mantenere e/o a sviluppare le proprie attitudini e performance è indubbiamente un compito molto complesso.

Ecco perché molti atleti, soprattutto “age group”, sentono sempre più il bisogno non tanto di un semplice allenatore, ma di un coach, una figura che spesso ha ancora un ruolo controverso nel panorama sportivo del nostro Paese, forse per l’improvvisazione di troppi allenatori che si sentono coach senza in realtà esserlo, in quanto scarsamente dotati di capacità di definire, pianificare e soprattutto dialogare con l’atleta. E non tanto, o non solo, per ottimizzare la preparazione tecnica delle competizioni, ma soprattutto per traguardare insieme gli obiettivi orientati al miglioramento della consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità.

Il coach infatti non è, e non deve essere, solo uno sterile “produttore di tabelle” di allenamento, ma una figura in grado di programmare l’attività condividendo il percorso di miglioramento dell’atleta sotto il profilo fisico e psicologico, mixando con attenzione la motivazione con il controllo psico-fisico per garantire l’equilibrio globale dell’atleta, sempre consapevole che nei praticanti non professionisti lo sport dovrà comunque rimanere prima di tutto divertimento e occasione di crescita. 

In buona sostanza, il coach non necessariamente deve essere un campione, o un ex campione di prestigio, ma un professionista esperto della disciplina, con adeguata cultura, saggezza e credibilità, focalizzato non tanto ai problemi quanto alle soluzioni, dotato di precise e significative capacità di “visionmission e ambition” necessarie per motivare in modo equilibrato l’atleta a raggiungere gli obiettivi programmati in qualunque circostanza, sempre rispettando però in modo equilibrato l’individualità di ciascuno. 

Il coach, dunque, non è, e non deve essere solo un allenatore, ma un professionista autorevole e credibile al quale affidarsi, fidandosi.

C’è infatti una differenza sostanziale tra un allenatore e un coach:

l’allenatore offre soluzioni, risposte, consiglia, suggerisce strategie e attività secondo la sua esperienza e le sue convinzioni. Così facendo, talvolta rischia di creare dipendenza e di inibire la fantasia e la creatività dell’atleta;

il Coach invece deve essere in grado di stimolare la ricerca delle risorse interiori dei propri atleti alla ricerca della motivazione, in modo che ciascuno lavori non solo in vista dei propri sogni e obiettivi, ma anche sulla propria identità, diventando così in prospettiva il leader di se stesso, e non un semplice seguace dell’allenatore.

Un coach affidabile deve perciò essere:

un motivatore, capace di stimolare all’eccellenza i propri atleti in tutte le circostanze, anche le più complesse e difficili;

un mentore, in grado di guidare i propri atleti attraverso situazioni sempre nuove, sfidanti e impegnative;

un amico, in grado di costruire una forte relazione personale con i suoi atleti, senza per questo venire meno alla propria indiscussa fermezza e autorevolezza;

un consigliere, capace di aiutare a risolvere i problemi emotivi e personali di ciascuno, e non solo quelli legati alla disciplina sportiva praticata;

un organizzatore, capace di pianificare le attività, inclusa la formazione e la gestione individuale e del gruppo;

un negoziatore, in grado di trovare sempre il giusto equilibrio nella gestione delle attività degli atleti;

un problem solver, capace di stare accanto ai propri atleti anche nei momenti difficili, cercando di alleggerire il carico dei problemi, qualunque essi siano;

un confidente, in grado di ascoltare tutto ciò che l’atleta ha necessità di condividere e capace di consigliare nel modo migliore ed efficace;

un modello di vita e di etica sportiva, al quale gli atleti si possano riferire e al quale ciascuno si possa ispirare nell’attività e nella vita di tutti i giorni.

Per realizzare al meglio tutto questo c’è bisogno non solo di esperienza, ma anche di tanto lavoro e dedizione. Perciò diffidate dei coach che seguono decine di atleti contemporaneamente, perché non saranno di alcun supporto nella gestione della vostra identità e delle vostre prospettive atletiche. 

Probabilmente saranno ottimi allenatori, ma sulla distanza si riveleranno sicuramente dei pessimi coach.