Un paio di mesi fa ho ordinato, e puntualmente ricevuto dagli Stati Uniti mediante l’efficientissima piattaforma per lo sport “The Feed” (https://thefeed.com) lo Starter Pack contenente tutto il necessario per iniziare ad utilizzare i biosensori. Da allora ho atteso invano un periodo più caldo per una prova maggiormente efficace del biosensore, ma purtroppo le temperature non sono ancora tali da consentire un esame approfondito della tecnologia proposta da Nix per l’analisi idro-elettrolitica.
Comunque, come promesso, ho pensato fosse utile descrivere intanto in via preliminare le prime impressioni sul dispositivo e sulle sue funzioni, in attesa di valutare prossimamente con maggiore precisione la sua reale efficienza ed efficacia nel rilevare le perdite di liquidi ed elettroliti in varie condizioni di utilizzo e nel fornire indicazioni sulla quantità e tipologia di integratori salini che possono essere adatti per mantenere in equilibrio il delicato sistema idro-elettrolitico in allenamento e in gara.
Utilizzo del biosensore: luci e ombre
Il sistema Nix è costituito da un pod, che è l’anima del sistema, in quanto riceve e memorizza i dati durante l’utilizzo, e un patch adesivo monouso, sul quale va inserito il pod, e che va poi fatto aderire alla pelle della parte superiore del braccio.
Il pod è riutilizzabile e ricaricabile mediante un apposito sistema di ricarica, mentre il patch come si è detto è monouso, e dunque va cambiato ad ogni utilizzo. Il sistema è ben illustrato nei suoi componenti e nelle sue funzioni nella presentazione sul sito dell’azienda produttrice americana (https://nixbiosensors.com).
Diversamente dal sistema per il monitoraggio del glucosio prodotto da Supersapiens, il biosensore per il monitoraggio dell’idratazione non è invasivo, in quanto non utilizza alcun ago, ma semplicemente richiede di essere fatto aderire perfettamente alla pelle.
Questo aspetto farà felici gli atleti “agofobici” che hanno il timore anche di un piccolissimo ago, anche se le prime volte può non essere facilissimo fare aderire perfettamente il patch alla pelle, nonchè orientare correttamente il pod come indicato nelle istruzioni.
L’adesione del patch e la posizione del pod richiedono infatti di essere perfette per ottenere dati coerenti. Proprio per questo motivo ho purtroppo dovuto rinunciare ad ottenere i risultati di ben tre workout, solo per non avere fatto aderire alla perfezione il sistema alla pelle.
Forse non sarebbe una cattiva idea segnalare sull’app prima di iniziare un allenamento se il sistema è regolarmente funzionante o se ci sono dei problemi di rilevazione dei dati, visto tra l’altro che già diversi atleti hanno constatato questo stesso problema.
Al momento, trovo che questo aspetto rappresenti un importante limite per l’utilizzo del device, con il rischio di dovere buttare via un patch monouso inutilizzato che, come si vedrà, ha al momento un costo piuttosto rilevante.
Ritengo inoltre che probabilmente il posizionamento previsto per l’adesione del patch nella parte alta del braccio non rappresenti forse l’area corporea più razionale per rilevare correttamente i dati, in quanto si tratta di una zona notoriamente a limitata sudorazione e dunque probabilmente non perfettamente correlata alla reale situazione idro-elettrolitica dell’atleta.
La scelta poi di non utilizzare aghi sottocute rappresenta a mio avviso un potenziale limite tecnico-analitico del sistema in quanto per esperienza posso dire che un sistema che lavora nello spazio interstiziale (come Supersapiens) è sempre ben più preciso di uno che lavora per “contatto”.
Diciamo subito che un altro aspetto negativo del sistema, almeno fino a questo momento, è quello di richiedere di portare con sé uno smartphone per consentire al pod di trasmettere all’app i dati in tempo reale, anche se già ora è contestualmente possibile visualizzare i dati in tempo reale anche su uno smartwatch sincronizzando il biosensore con Garmin o Apple Health. Ovvio che la necessità di disporre del telefono non consente tra l’altro di usare il sensore in gara, ma solo in allenamento.
Comunque sia, durante tutto il tempo in cui viene indossato, il biosensore Nix fornisce in tempo reale i dati sulla perdita di liquidi, sulla perdita di elettroliti e sulla composizione del sudore, consentendo di conoscere puntualmente la situazione idro-elettrolitica dell’atleta e di definire in modo più preciso un piano di idratazione per gli allenamenti più lunghi e intensi e una strategia di idratazione più affidabile da utilizzare in gara.
Ovvio che la maggior parte dell’analisi dei dati sarà più fruibile in modalità “post workout”, laddove sarà possibile analizzare i risultati con maggiore precisione e accuratezza individuando anche il prodotto per l’integrazione che meglio si adatta alle caratteristiche e ai bisogni dell’atleta.
Tra gli aspetti positivi e molto interessanti dell’app Nix Biosensor c’è infatti anche la possibilità di scegliere e programmare una varietà di prodotti di idratazione predefiniti dal sistema (Skratch, Maurten, Gatorade, SIS…) o di aggiungere eventuali integratori non presenti, in modo da coadiuvare al meglio il biosensore nella comprensione dell’effettivo bilancio tra le perdite di liquidi ed elettroliti e il reintegro riferito al consumo del prodotto scelto dall’atleta durante l’allenamento, migliorando così la qualità del dato analitico fruibile anche mediante una serie di grafici che rappresentano sia le perdite che i reintegri durante l’allenamento.
Nel mio caso, ad esempio, prima delle uscite in bici ho potuto aggiungere Iron Edge di Syform alla lista degli integratori, specificando nell’app la quantità dei vari elettroliti contenuti nel prodotto, in modo da correlare in maniera più coerente i dati rilevati durante l’allenamento.
I risultati disponibili sull’app dopo il workout sono abbastanza facili da capire (perdita di liquidi, perdita di elettroliti e composizione del sudore), anche se all’inizio le metriche del sensore possono apparire un po’ confuse e non del tutto intuitive.
Tra gli aspetti negativi che giocano a sfavore dell’impiego del biosensore nel triathlon ho invece rilevato l’impossibilità di utilizzarlo in acqua e soprattutto la mancanza, almeno per il momento, di una modalità “multisport” che consenta di misurare le perdite di liquidi ed elettroliti negli allenamenti combinati, ad esempio bici+corsa.
Invece, tra gli aspetti positivi ho potuto constatare che l’assistenza via mail da parte dell’help desk del produttore è assolutamente impeccabile, con risposte sempre puntuali ed esaurienti nell’arco al massimo delle 24 ore. Un aspetto di non poco conto di questi tempi…
Costi e fruibilità
Diciamo subito che al momento il costo del sistema in Italia è piuttosto proibitivo, in quanto non è stato ancora individuato un distributore europeo e, si sa, i costi per la spedizione dagli Stati Uniti, tra tasse e trasporto, incidono in modo piuttosto sostanziale sull’acquisto.
Il “corriere standard” che costa meno è UPS con circa 10 dollari, ai quali vanno però sommati circa 32 dollari tra tasse e dogana.
In pratica, una confezione di 4 patch, venduta in USA al costo di 25 dollari, arriva in Italia a un prezzo di circa 67 dollari, ovvero circa 17 dollari a patch. Lo starter pack, che comprende 4 patch più il pod e il caricatore costa 129 dollari più tasse e trasporto.
È possibile comunque vedere tutti i prezzi sulla piattaforma online The Feed.
Alla luce del prezzo, che rende poco fruibile il sistema per ogni allenamento, al momento potrebbe però essere molto utile usare il biosensore per una serie di test che consentano di individuare con maggiore precisione, rispetto alle comuni rilevazioni empiriche (ad esempio pesarsi prima e dopo l’allenamento), non solo la perdita di liquidi ma anche quella degli elettroliti, aspetto non poco rilevante soprattutto nelle attività più intense e prolungate.
In conclusione, ritengo che il sistema abbia delle enormi potenzialità, ma debba essere affinato in tutta una serie di aspetti che possono sicuramente essere migliorati. Inoltre, la distribuzione in Europa è assolutamente inderogabile per garantire prezzi più accessibili e una maggiore diffusione e fruibilità.
PROS
Sistema non invasivo (no needles)
Risultati precisi in tempo reale
Possibile sincronizzazione con Garmin e Apple Health
Possibilità di inserire i dati degli integratori in uso
Assistenza impeccabile
CONS
Il patch è monouso
Difficile da applicare sulla pelle correttamente
Segnalati diversi fallimenti di rilevazione dei dati
Il sistema non è waterproof
Richiede uno smartwatch al seguito
Non è prevista la funzione “multisport”
Prezzo al momento elevato