Scegliere di fare un’esperienza di coaching può essere una buona idea, ma non sempre le cose funzionano come si poteva immaginare. E allora è importante anche pensare a come interrompere, se necessario, il rapporto con il proprio coach.
Gestire il rapporto con un coach, soprattutto in uno sport complesso come il triathlon a volte può non essere facile. All’inizio, infatti, come avviene in molte altre “frequentazioni”, tutto può apparire facile e renderti entusiasta, tra un messaggio scambiato per il primo contatto, una telefonata o magari un caffè insieme per iniziare a conoscersi.
Poi, però, bisogna cominciare a lavorare insieme, a capirsi, ad entrare in sintonia, e qui già possono nascere le prime difficoltà, che poi magari con il tempo si amplificano rendendo difficile il rapporto di fiducia.
Succede…
A volte sei tu ad avere perplessità sulla gestione della preparazione, magari perché non capisci bene dove il tuo nuovo allenatore ti sta portando, non condividi lo stile e le modalità scelte per la tua preparazione, oppure non condividi le dinamiche di comunicazione, o semplicemente non riesci a raggiungere gli obiettivi che pensavi di ottenere.
A volte la “crisi” può anche non essere del tutto attribuibile al tuo coach, ma a come tu ti rapporti con lui, se riesci effettivamente a immedesimarti nella sua filosofia affidandogli con fiducia la tua preparazione, anziché pensare che sia meglio “ciò che hai sempre fatto” e non ciò che lui ti suggerisce di cambiare. Insomma, può darsi anche che tu non sia fatto per essere “guidato” e voglia semplicemente continuare ad allenarti come ti pare…
Succede…
Tutto questo può accadere sia agli atleti professionisti che agli age-group, indistintamente.
Ogni tanto capita, infatti, di leggere di qualche campione che annuncia di avere abbandonato per vari motivi il proprio coach, dopo una più o meno lunga esperienza insieme.
Succede…
E allora meglio imparare da subito come fare un esame di coscienza per capire se si è pronti o meno per iniziare un percorso di preparazione insieme a un coach e soprattutto come lasciare il proprio coach, se necessario, senza rimpianti e, possibilmente, in buona amicizia…
Prima di iniziare
Diciamo subito che scegliere di avere un coach non è un’idea “per tutte le stagioni”: c’è chi ne trae giovamento, e chi viceversa sarebbe meglio evitasse di averne uno…
La prima cosa da fare, perciò, prima di andare alla ricerca di un coach, è chiedersi: “sono pronto per questa scelta? È davvero ciò che mi serve per migliorare la qualità del mio allenamento?”
C’è, infatti, chi da troppo tempo fa da sé, ed è fermamente convinto di fare bene. Questi atleti avranno sicuramente qualche difficoltà a rapportarsi con chi magari stravolgerà la vostra abituale struttura degli allenamenti. Perciò, meglio capire subito, facendo un attento esame di coscienza, se si è davvero propensi ad affidarsi a chi magari modificherà in modo sostanziale fin dall’inizio le vostre abitudini. Se non c’è questa predisposizione, il fallimento del rapporto con il coach è quasi certo…
Ovvio che sta anche all’allenatore cercare di fare capire da subito all’atleta il motivo delle scelte da inserire nel programma, magari mettendo in luce anche con qualche semplice riferimento scientifico, quali possono essere i vantaggi nel seguire una nuova strada anziché quella alla quale si è abituati.
Con queste premesse, ecco alcune regole base per cercare di trovare un buon equilibrio con la tua nuova esperienza di coaching.
Rimuovi le nozioni preconcette. Non partire dall’idea che il coach sarà colui che ti porterà in poco tempo ad ottenere risultati strabilianti. Non è questo il senso di un programma di coaching. C’è bisogno di qualche tempo per giudicare il lavoro del tuo nuovo coach. Nel triathlon, soprattutto di media e lunga distanza, soprattutto se sei un atleta age group, servono almeno 4-6 mesi per capire se quella che hai scelto è la persona giusta in termini di capacità di comunicazione, disponibilità e capacità nel cambiare le tue abitudini raggiungendo con la dovuta gradualità i tuoi nuovi obiettivi.
Concorda da subito un termine. Se la tua gara obiettivo è ad esempio tra sei mesi, concorda da subito con il tuo nuovo coach un termine al vostro rapporto, in modo che tu possa concludere serenamente la tua esperienza con lui al termine del periodo stabilito senza dovere giustificare nulla. Non c’è niente di male, infatti, nel prevedere un termine al rapporto di coaching lasciando che atleta e allenatore vadano poi per la loro strada, di comune accordo, una volta centrato l’obiettivo. Casomai c’è sempre tempo per prolungare l’esperienza insieme, più difficile invece è interromperla prima del previsto, per qualunque motivo.
Chiarisci le tue aspettative in anticipo. Prima di scegliere il tuo nuovo coach, metti in chiaro quali sono le tue aspettative e discutine con lui, per capire se è davvero ciò che cerchi: ti convince in termini umani e professionali? Ti convince la sua capacità comunicativa, la sua disponibilità? Si adatta alle tue precedenti esperienze, o pensi che la sua idea di coaching sia troppo lontana dalle tue attuali convinzioni? In caso contrario, sei davvero disposto a provare qualcosa di diverso…?
Motivi per valutare una rottura
Mancanza di una precisa filosofia di coaching. Un coach dovrebbe essere in grado di articolare e spiegare in modo chiaro e convincente le ragioni della sua filosofia, i motivi di un determinato modo di allenare e/o di cambiare le tue precedenti abitudini e la scelta di seguire un certo tipo di organizzazione e struttura degli allenamenti.
Mancanza di comunicazione. Comunicare non è facile tra due persone che iniziano a conoscersi. Però ricorda che una buona comunicazione con il tuo coach inizia con te: se il tuo allenatore non sa che hai un problema che ti impedisce di allenarti, non può cambiare il piano di allenamento. Se non sa che hai pensato di fare qualcosa di diverso da quello che ti ha assegnato, rischi non solo di inficiare la tua preparazione, ma lo stesso rapporto di fiducia con lui, che si sentirà bypassato da te. Per il resto è lui che deve essere “presente”, quando necessario, rispondendo ai tuoi quesiti in modo efficiente ed efficace. Un coach che non risponde mai ai tuoi messaggi, o che risponde dopo giorni, dimostrando così una totale mancanza di coinvolgimento, semplicemente non è un coach, e hai tutte le ragioni per cambiarlo.
Mancanza di individualizzazione. Qualsiasi programma di coaching tu abbia scelto di seguire, la tua preparazione dovrà essere assolutamente individuale e specifica per le tue esigenze, capacità e prospettive. Un coach “produttore di tabelle” non è quello che serve per garantire un buon percorso di miglioramento atletico.
Come rompere con il tuo allenatore
Personalizza il tuo approccio. Se il rapporto di coaching è gestito solo a distanza e si sono preventivamente stabiliti in modo abbastanza preciso i termini della collaborazione, sarà sufficiente un messaggio che giustifichi la scelta di non continuare il percorso insieme.
Se invece il tuo coach è anche un amico, o comunque qualcuno che conosci bene e con il quale condividi altri aspetti della tua vita, sarà importante chiarirsi direttamente, anche se il consiglio è sempre quello di scegliere un coach coinvolto solo marginalmente nella tua vita lavorativa, ludica o familiare.
Un colpo al cerchio e uno alla botte. Se hai capito che il tuo coach ha indubbie capacità professionali, ma non riesce a trasmettertele soddisfando le tue aspettative, per cercare di mantenere comunque un buon rapporto cerca di ammorbidire un po’ la pillola della tua decisione di abbandonare il percorso insieme, magari sottolineando la sua professionalità mentre al tempo stesso chiarisci che hai bisogno di qualcuno che abbia più tempo da dedicarti.
Essere onesti premia sempre. Essere onesti nella comunicazione delle criticità di un rapporto premia sempre, in ogni circostanza, ma un po’ di tatto è altrettanto necessario per evitare di trasmettere un messaggio efficace preservando la relazione. Ad esempio, se il problema è proprio quello della scarsa “presenza” del tuo coach, anziché dire “ho capito che non vuoi rispondere ai miei messaggi, mail e telefonate”, forse si raggiunge lo stesso risultato sostenendo che “ho molto bisogno di un contatto continuo con il mio coach che tu in questo momento non riesci a darmi…”