Copertoncini, tubolari o tubeless…?

La scelta delle coperture per le bici da corsa sembrerà ad alcuni un argomento sul quale ormai non vale la pena soffermarsi. In realtà tra i ciclisti sono in molti ad avere ancora le idee poco chiare sull’argomento, mentre altri sono convinti di possedere tutte le certezze del mondo. Insomma, un po’ una babele, che spesso porta a scelte non del tutto coerenti con le proprie effettive necessità. 

La foto in copertina di questo articolo, apparsa ieri sul mio profilo Facebook e Instagram a seguito di una foratura, nella quale ho volutamente inserito l’immagine del cambio della camera d’aria, ha subito scatenato i messaggi di una serie di “esperti fai da te” che hanno criticato, alcuni anche “pesantemente”, la scelta, giudicata “antistorica”, di montare sulla mia crono i copertoncini anziché i tubolari o, secondo la nuova tendenza, i tubeless.

Per correttezza, devo dire che tranne qualche isolato caso, molti di coloro che mi hanno scritto in privato sull’argomento esprimendo il loro parere avevano delle ottime ragioni dalla loro parte, ma non tutti. Perché su questo argomento, al netto che sussistono delle certezze ormai acquisite in merito a pregi e difetti dei diversi tipi di coperture, in realtà tutti hanno ragione a modo loro, ma nessuno ha certezze assolute.

Si, perché se di principio ormai è acquisito che ad esempio il tubolare ha caratteristiche estremamente performanti, indubbiamente il tubeless ha dalla sua delle prerogative assolutamente interessanti e uniche rispetto al tubolare e al copertoncino con camera d’aria, anche se presenta ancora diversi limiti di utilizzo che ne fanno una scelta non per tutti, ma certamente la copertura con maggiore appeal per il futuro.

Tralasciando volutamente l’aspetto economico e quello della più o meno complessa operazione di montaggio e manutenzione, ho provato a sintetizzare in poche righe, rimandando a siti e riviste specializzate gli aspetti più tecnici, alcuni punti a favore e sfavore di ciascuna opzione, e il motivo della mia attuale scelta, frutto di una “mediazione” a lungo meditata e sofferta… 

Tubolare

È per definizione la copertura da competizione, per la sua leggerezza e la sua confidenza di guida. La maggior parte dei prodotti ha notevole resistenza alle forature, sicuramente molto maggiore del copertoncino con camera d’aria, ma inferiore al tubeless. L’aspetto maggiormente negativo è rappresentato dall’impossibilità di risolvere una foratura troppo estesa per il lattice gonfia e ripara. In questi casi, perciò, non rimane che tornare a casa a piedi o mandare all’aria una gara, e non è poco…

Tubeless

Si tratta indubbiamente della scelta più gettonata al momento dai ciclisti più “evoluti”, anche se richiede ruote specifiche, peraltro ormai montate sulla maggior parte delle bici più recenti. 

A parte questo aspetto, si tratta sicuramente di una copertura che per la struttura e per l’assenza di camera d’aria minimizza il rischio di foratura ed elimina completamente quello delle “pizzicature” (evenienza molto frequente con le nostre strade piene di buche, come nel caso descritto nel mio post…). 

Il liquido sigillante che vi viene inserito dopo il montaggio risolve inoltre la maggior parte dei piccoli fori, che comunque possono essere risolti per strada anche con l’ausilio di una bomboletta di lattice, qualora si rendesse necessario. Se siete particolarmente sfigati e subite una foratura di dimensioni maggiori, con un po’ di perizia e cercando di sporcarvi il meno possibile con il liquido sigillante, si può sempre tentare di inserire una camera d’aria, se l’avete al seguito.

Altro aspetto positivo è la capacità di questa copertura di lavorare a pressioni di esercizio più basse rispetto ai copertoncini, aumentando così il comfort e l’aderenza anche in condizioni difficili. Non solo, ma il tubeless è molto più scorrevole del copertoncino e anche del “blasonato” tubolare, rendendolo un’ottima opzione in gara, anche se i “puristi” storcono il naso di fronte al peso maggiore rispetto al tubolare… 

L’aspetto negativo è rappresentato dalla manutenzione, che richiede l’utilizzo e il rabbocco di liquido sigillante più o meno frequentemente a seconda dell’utilizzo e della stagione, di cui si deve anche favorire con discreta frequenza l’omogenea distribuzione in tutta la ruota. 

Dunque, se usate poco la bici, o la lasciate ferma a lungo, il tubeless forse non è la scelta migliore. Occhio anche (per esperienza diretta) al rischio di stallonatura dal cerchio con fuoriuscita del liquido sigillante durante il trasporto della bici in aereo con gli pneumatici troppo sgonfi. Per rischiare meno, ma non completamente, è necessario non scendere mai sotto 1-2 atm. Rimane comunque un rischio che potrebbe compromettervi una gara o costringervi a trovare un meccanico in grado di ripristinare velocemente la situazione.

Copertoncino e camera d’aria

Credo ci sia poco da dire in merito a questa opzione, sicuramente ancora la più usata dalla maggior parte dei ciclisti non agonisti e dai più “anziani”. Meno performanti e meno confortevoli di tubolari e tubeless, diciamo che il vantaggio maggiore dei copertoncini è quello della praticità d’uso e della possibilità di intervenire in caso di forature più o meno di ogni tipologia cambiando semplicemente la camera d’aria. Sicuramente più vulnerabili, soprattutto a causa dei problemi a carico della camera d’aria, i copertoncini più recenti hanno comunque un’ottima resistenza alle forature, anche se inferiore a quella dei tubeless. Il limite, oltre alla citata maggiore facilità di forature e pizzicature, è anche la possibilità di scoppio della camera d’aria che in determinate situazioni, ad esempio in discesa, potrebbe rappresentare un vero pericolo da non sottovalutare.

Perché (almeno per il momento…) ho scelto ancora il copertoncino.

Scartato il tubolare per evitare di rimanere a piedi in caso di foratura “impegnativa”, ho preso seriamente in considerazione l’ipotesi dei tubeless, che ritengo la soluzione attualmente più valida sul mercato per chi usa molto la bici in allenamento e in gara. 

Per il momento ho però deciso di optare ancora per qualche tempo per il copertoncino, in sintesi per tre semplici motivi: ho due bici, una stradale e una crono, che uso in distinti periodi dell’anno: la prima prevalentemente in autunno/inverno, la seconda in primavera/estate. Per praticità e per motivi di spazio trasferisco la bici che uso nel luogo in cui trascorro buona parte dell’anno lasciando l’altra in un’altra località, lontana centinaia di chilometri. Mi è perciò di fatto impossibile intervenire efficacemente sulla gestione del liquido sigillante, che dopo mesi di inattività sarebbe sempre da eliminare e ricostituire. Un inutile casino, che preferisco evitare. 

Inoltre, viaggio spesso in aereo con la bici e in questa condizione ritengo ancora più pratici e sicuri i copertoncini rispetto ai tubeless, sempre per evitare inutili casini all’ultimo minuto, magari prima di una gara importante.

Infine, premesso che sono molto scrupoloso nella sostituzione periodica di copertoncini e camere d’aria, nonostante percorra una media di circa 12.000 km/anno in bici ho una media di non più di una, max due forature/anno. Direi non così significative da giustificare una scelta diversa, almeno per il momento…

Da più di un anno a questa parte, ad esempio, ho dovuto subire due soli pit stop: quello da pinzatura della camera d’aria di ieri e uno squarcio dovuto a una grossa vite (foto sotto) l’anno scorso, che avrebbe fottuto qualunque tubeless. Perciò, che dire: uno a uno, palla al centro…

Ovviamente, queste considerazioni valgono per la mia situazione. Ognuno valuti la sua realtà e le sue esigenze in modo attento e coerente, prima di fare una qualsiasi scelta sull’onda del mercato o del consiglio dell’amico, più o meno “saputo”.