Gli studi più recenti possono aiutare le atlete a scegliere la sella migliore in base alle proprie caratteristiche anatomiche e funzionali. Vediamo allora cosa è utile sapere e cosa fare per aumentare il comfort delle atlete in bici.
La sella è altrettanto importante, se non più importante, della marca o modello della bici o di qualsiasi altro aggiornamento tecnologico. Allora come mai una delle lamentele più comuni tra le cicliste sono i dolori e gli intorpidimenti dovuti a una scorretta posizione in sella o alla scelta di una sella non adatta alle proprie caratteristiche anatomiche o funzionali…?
Un recentissimo lavoro apparso sul Journal of Sports Science and Medicine, condotto da un gruppo di ricercatori taiwanesi, risponde a questa domanda e offre anche una possibile soluzione, supportata da concreti elementi scientifici, per disegnare la sella più adatta al sesso femminile. Lo studio citato ha infatti rilevato che per ridurre il dolore, ottimizzare la corsa del pedale e diminuire la possibilità di infortuni nelle cicliste è importante soprattutto aumentare la larghezza della sella. Sembra semplice, ma evidentemente non è sempre così… Allora vediamo un po’ più a fondo come stanno effettivamente le cose.
I problemi di una sella “femminile” in uno sport declinato “al maschile”
In un settore che si rivolge principalmente agli uomini, i marchi di ciclismo a volte non riescono a produrre un prodotto progettato ergonomicamente in modo specifico per le donne. Possibile…?
In effetti, l’industria delle biciclette ha storicamente creato attrezzature basate prevalentemente sull’anatomia maschile, prime fra tutte le selle, anche se in effetti proprio in questa particolare componente della bici le cose differiscono notevolmente tra uomini e donne. Proprio in questo punto poi si trova il punto più “sensibile” di scarico del peso, oltre a manubrio e pedali, dove possono sorgere i più seri problemi quando si tratta del processo di adattamento di una donna in bici.
L’anatomia e la fisiologia funzionale del corpo femminile a livello del bacino differiscono infatti drasticamente da quella degli uomini, in quanto le donne producono una maggiore adduzione dell’anca e hanno una tendenza alla pronazione e abduzione dell’articolazione del ginocchio rispetto agli uomini, con conseguenti differenze nei parametri cinetici e cinematici delle gambe, come è stato chiaramente dimostrato ormai da molti anni in diversi studi sulla meccanica degli arti inferiori. Questa significativa differenza anatomica e funzionale può essere alla base dei disturbi e degli infortuni che possono affliggere le donne in bici rispetto alle loro controparti maschili.
Non riuscire ad affrontare queste differenze anatomiche sia nel design della bicicletta che nell’adattamento in sella può produrre risultati negativi per una donna, con una frequenza di lesioni e infortuni molto maggiore che negli uomini. Non per nulla diversi studi dimostrano che le donne soffrono di infortuni legati al ciclismo più frequentemente degli uomini e hanno il doppio delle probabilità di sviluppare la sindrome del dolore femoro-rotuleo, un comune disturbo a carico del ginocchio.
Inoltre, le donne hanno un’anatomia pelvica diversa rispetto agli uomini, con una distanza maggiore della tuberosità ischiatica (le ossa del sedere…) e una diversa disposizione di muscoli, nervi e tessuti molli. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che uomini e donne distribuiscono il loro peso in modo diverso durante la pedalata, a causa delle variazioni del baricentro del corpo. Tuttavia, la maggior parte delle selle per bici sono in genere progettate per gli uomini, motivo per cui sono spesso così scomode per molte donne.
Ad esempio, il canale longitudinale presente ormai in quasi tutte le selle è stato progettato specificatamente per scaricare il peso sul nervo pudendo che attraversa i muscoli del pavimento pelvico e i genitali esterni del ciclista maschio. Ma questo canale, soprattutto se molto marcato, può diventare una notevole fonte di dolore e intorpidimento per le donne, perché è facile che sia causa di gonfiori e/o di ischemia a livello delle strutture femminili, come i tessuti molli esterni vaginali, che possono essere spinte nel canale quando le atlete stanno sedute in sella per molto tempo. Questa particolare struttura della sella, se presente, deve perciò essere preferibilmente conformata in modo specifico per l’anatomia femminile.
Nella figura sono evidenti le differenze dimensionali tra le diverse parti anatomiche del bacino maschile (a sinistra) rispetto al bacino femminile (a destra). Le differenze nella struttura pelvica maschile e femminile includono una tuberosità ischiatica più ampia (o “ossa del sedere”) nelle donne, che richiede selle più ampie per garantire un maggiore comfort.
Quando si tratta di selle da donna, occhio alle dimensioni
Poiché le donne hanno strutture pelviche completamente diverse e più larghe, anche la dimensione della sella è importante che segua tali peculiari caratteristiche anatomiche. In uno studio di ergonomia, la larghezza della tuberosità ischiatica delle donne è risultata in media di 1,6 centimetri più ampia di quella degli uomini. Può sembrare una piccola differenza, ma chiunque abbia trovato la propria sella perfetta dopo mesi o addirittura anni di uscite in bici su una sella sbagliata può attestare che anche uno spostamento di un centimetro può fare una differenza enorme.
Nello studio citato, dopo avere testato le atlete su quattro diverse larghezze di sella, i ricercatori hanno scoperto che la larghezza della sella di una bicicletta dovrebbe essere almeno un centimetro più larga del riferimento ischiatico di un ciclista maschio, per migliorare sia la distribuzione della pressione che la simmetria della pedalata.
È dunque fondamentale che ogni atleta donna ponga molta attenzione alla scelta di una sella specifica, con le misure adatte ad evitare quanto più possibile il rischio di disagio e lesioni.
Nonostante ciò, anche i maggiori brand produttori di selle raramente dispongono di modelli più larghi rispetto alla produzione “maschile”, anche se alcuni sono da qualche anno più sensibili al problema femminile, come ad esempio Specialized, Fizik, Selle Italia e Prologo. Quest’ultima azienda ha recentemente presentato la sua Scratch EVA, specificatamente pensata per la donna che passa molte ore in bici, con una base di appoggio piuttosto ampia che permette di scaricare al meglio il peso e la pressione, rendendo particolarmente piacevole e confortevole stare in sella anche per molte ore.
Un ulteriore problema: la sella femminile da triathlon
Sebbene l’idea di una sella di maggiori dimensioni sia estremamente utile per le atlete che mantengono una posizione eretta in bici, per tutte le donne che praticano il triathlon e pedalano su una chrono bike c’è qualche altro aspetto che va preso in considerazione. Quando si è in posizione aerodinamica, infatti, è il “naso” della sella a influire sul livello più o meno elevato di comfort.
Ecco allora che, ad esempio, per le donne che hanno una larghezza dell’osso ischiatico più ampia potrebbe essere necessario trovare una sella da triathlon che possa anche accogliere e sostenere le ossa ischiatiche, soprattutto se si prevede di uscire spesso dalla posizione aerodinamica, magari per affrontare una serie di salite impegnative.
L’altro aspetto è legato all’imbottitura molto ridotta del body da triathlon rispetto al tradizionale pantaloncino da bici, per cui tutte le prove in sella dovranno essere effettuate indossando il body da gara.
Con queste premesse, l’ipotesi di provare le selle prima dell’acquisto rappresenta un’ottima opzione, se il rivenditore dispone di “selle test”, tenendo però in considerazione che per capire se effettivamente si è fatta la scelta giusta potrebbero essere necessarie anche una o due settimane di prova…
Inutile dire che affidarsi a un professionista biomeccanico serio e competente per scegliere e montare la nuova sella e decidere l’altezza e l’orientamento del “naso” in base a un’attenta valutazione fisica e funzionale è di estrema importanza per evitare futuri problemi.