Puoi davvero ammalarti se ti capita una gara con problemi di qualità dell’acqua?

Ti è mai capitato di avere nausea o diarrea dopo avere nuotato una frazione di triathlon in acque qualitativamente non adeguate…? I problemi di qualità dell’acqua potrebbero esserne la causa, e il fenomeno sta diventando piuttosto comune…

Dopo le incredibili vicende sulla dubbia balneabilità delle acque della Senna, che hanno costretto gli organizzatori a un tira e molla senza precedenti, tra stop, posticipi e via libera all’ultimo minuto, è tornato alla ribalta il tema della tutela della salute degli atleti che si trovano a gareggiare in acque qualitativamente “poco raccomandabili”. 

Sono sempre più frequenti i casi di atleti che accusano disturbi, soprattutto gastrointestinali, dopo la partecipazione ad eventi di triathlon in acque “critiche” sotto il profilo della qualità.

Negli ultimi anni sono state diverse le gare nelle quali la frazione di nuoto è stata annullata a causa della scarsa qualità dell’acqua, così come sono state numerose le segnalazioni di atleti che sono stati male quando la frazione di nuoto non è stata annullata, anche se forse avrebbe dovuto esserlo… 

Vediamo allora quali possono essere i principali motivi per cui si potrebbe stare male dopo una nuotata in acque qualitativamente non accettabili, e se c’è qualche precauzione da prendere per evitare di ammalarsi quando la prova di nuoto viene comunque autorizzata.

QUALI POSSONO ESSERE I PROBLEMI

Una review pubblicata nel 2019 sulla rivista Current Sports Medicine Reports ha affrontato queste domande e ha contribuito a fare un po’ di luce su questo problema. 

Gli autori sottolineano che, oltre al potenziale rischio di infezione, il nuoto in acque libere è associato anche ad altri possibili pericoli ambientali, anche significativi, in particolare la temperatura dell’acqua, con una consolidata associazione tra un aumentato rischio di mortalità e la temperatura dell’acqua troppo bassa. 

Anche altri problemi ambientali pongono rischi per i nuotatori in acque libere. Questi possono essere dovuti principalmente al mare mosso, a forti correnti o alla presenza di sostanze urticanti o meduse. Diciamo però che la preoccupazione maggiore riguarda il problema delle possibili infezioni dovute ad acque batteriologicamente non certo ideali. 

È di estrema attualità, ad esempio, la situazione della Senna, che ha costretto gli organizzatori delle olimpiadi parigine a posticipare la prova di triathlon. E nonostante il via libera alla balneabilità, arrivato solo poche ore prima della gara, non si può certo dire che le condizioni in cui hanno dovuto nuotare gli atleti nella prova olimpica fossero idilliache… 

PIOGGIA E…LIQUAMI 

Nel 2017 è stato pubblicato uno studio che esaminava un esteso episodio epidemico di diarrea negli atleti che avevano partecipato a un evento nel Tamigi a Londra. 

Gli autori rilevarono che un terzo dei partecipanti aveva contratto una malattia gastrointestinale subito dopo l’evento, e questo nonostante i campioni d’acqua prelevati il giorno prima non avessero evidenziato livelli batteriologici preoccupanti.

Inoltre, i gestori locali dei servizi delle acque reflue non avevano previsto alcuna possibile fuoriuscita di liquami nel fiume per il giorno dell’evento. Sembrava dunque inspiegabile che si fossero ammalati così tanti atleti.

In realtà, si era poi scoperto che il giorno prima della gara era stata rilevata una quantità insolitamente elevata di pioggia nelle aree circostanti Londra. Tutta quella pioggia, riferivano gli autori, era stata poi dilavata dai terreni agricoli e riversata negli affluenti del Tamigi. 

Quando le acque reflue si riversarono nel fiume la mattina della gara, erano cariche di tutti i rifiuti animali e fertilizzanti che avevano raccolto dai terreni circostanti. Sono stati questi liquami, non rilevabili il giorno prima, che gli atleti hanno poi ingerito provocando i sintomi post gara.

In un altro articolo di autori danesi è stato dimostrato in modo drammatico il rapporto tra l’impatto delle precipitazioni e l’insorgenza di possibili sintomi post-gara. Per farlo, i ricercatori hanno confrontato i sintomi segnalati dai partecipanti all’IRONMAN di Copenhagen in anni di siccità rispetto a quelli in cui si erano verificate estreme precipitazioni. 

Ebbene, dalla ricerca è emerso che negli anni più secchi i tassi di malattia gastrointestinale dopo la gara erano stati pari all’8%, mentre dopo mesi con precipitazioni estreme erano stati del 42%! Non so se mi spiego…

TEMPERATURA DELL’ACQUA E ALGHE

Ma non ci sono solo i liquami e le piogge estese a complicare la vita di chi nuota in acque libere.

La temperatura dell’acqua, ad esempio, può essere un altro fattore di rischio. 

Le alte temperature dell’acqua, infatti, insieme all’aumento del deflusso dai terreni agricoli adiacenti, possono portare a notevoli fioriture di alghe. In mare, è un po’ ciò che avviene con la “fioritura” delle mucillagini.

In qualche caso, alcune alghe possono essere tossiche per pesci e mammiferi. 

Nel 2019, una fioritura di alghe verdi-azzurre tossiche nel fiume Ohio ha portato all’annullamento della gara di nuoto dell’IRONMAN Louisville. Se ciò non fosse avvenuto, probabilmente avrebbe potuto rappresentare una minaccia significativa per i partecipanti.

Un’altra condizione, anche se meno pericolosa, che può essere contratta dall’acqua include ciò che viene definito comunemente come “prurito del nuotatore”, una reazione ai parassiti rilasciati dagli uccelli acquatici. In questi casi, si tratta di solito di un fastidio di breve durata, ma pur sempre un fastidio…

COME EVITARE IL RISCHIO DI AMMALARSI 

Tutto ciò premesso, come e cosa si può fare per evitare o mitigare il rischio di ammalarsi quando si partecipa a un evento di nuoto in acque libere? 

Una delle cose più importanti che un atleta può fare è semplicemente quella di essere maggiormente “consapevole”. 

Tenere d’occhio il meteo prima di un evento in un lago o in fiume può dare, ad esempio, un’indicazione ragionevole se ci si può aspettare un deflusso significativo dai terreni agricoli o una fuoriuscita dagli impianti fognari a causa di inondazioni. 

Se sono previste estese precipitazioni prima di un evento, questo è già un forte segnale che è possibile anche una consistente contaminazione dell’acqua.

Considerando che nella maggior parte dei casi l’ultima rilevazione della qualità dell’acqua prima di una gara viene fatta al massimo il giorno precedente, qualora nelle ore precedenti sia prevista forte pioggia probabilmente la gara si farà ugualmente, ma il rischio di possibili effetti collaterali potrebbe essere significativa.

Purtroppo, se hai dubbi sulla qualità dell’acqua della tua frazione di gara, hai solo due opzioni:

Non partecipare alla gara

Limitare il più possibile la quantità di acqua che ingerirai durante la frazione

Diversi studi hanno infatti correlato la quantità di acqua che gli atleti ingeriscono durante un evento con la probabilità che si possano successivamente ammalare. 

Sebbene ingerire acqua sia spesso del tutto involontario, fare uno sforzo consapevole per non ingerire acqua, o ingerirne il meno possibile, quando ci si tuffa o si respira è una strategia potenzialmente praticabile, anche se piuttosto impegnativa…

Se può consolare, diciamo che comunque, indipendentemente dalla quantità di acqua potenzialmente contaminata che si può ingerire, i possibili sintomi insorgeranno per la maggior parte ben oltre la fine dell’evento. Questo potrà almeno consentire di arrivare indenni al traguardo. Qualche problema potrebbe esserci più che altro nelle gare più lunghe come l’IRONMAN.

Quanto ai possibili effetti, invece, si tratta comunque quasi sempre di sintomi spiacevoli, ma di solito di lieve-media entità, autolimitanti e che molto raramente necessitano di interventi medici. 

Eventuali farmaci antidiarroici ed eventuali antibiotici sono perciò necessari solo occasionalmente, e la durata dei sintomi può persistere solitamente per non più di due o tre giorni.