Dopo 300 km con le On Cloudmonster…

Diciamo subito che da circa sei anni sono un “Hoka addicted” e non ho nulla da recriminare in merito alla mia scelta. Però è da un po’ di tempo che mi ha cominciato a frullare in testa l’idea di provare a cambiare strada. 

Così ho iniziato a valutare con attenzione l’evoluzione tecnica di On Running, il brand svizzero che ha recentemente iniziato a investire maggiormente su scarpe più performanti per la corsa, rispetto a un passato più orientato a lifestyle e outdoor, oltre al tennis. 

Lo ha fatto anche con l’aiuto di una nuova “immagine”, che non guasta da un punto di vista commerciale, puntando, ad esempio, su campioni di straordinario livello del mondo del triathlon, da Kristian Blummenfelt e Gustav Iden in campo maschile, a Chelsea Sodaro e Paula Findlay in campo femminile. E scusate se è poco…

Con queste premesse, avevo iniziato a provare in negozio diversi modelli, peraltro senza mai avere la sensazione di essere sulla strada giusta. L’immagine del brand, infatti, basata essenzialmente sul concetto di “cloud”, non mi aveva mai del tutto convinto e non mi sarei sentito di consigliare l’acquisto di una scarpa On per la corsa, in quanto la tecnologia CloudTec non mi era sembrata offrire alcun vantaggio rispetto alle normali schiume dell’intersuola disponibili in scarpe di marchi ben più blasonati e già ampiamente apprezzate dai runner di tutto il mondo.

Insomma, l’idea che mi ero fatto era di ottime scarpe da tutti i giorni per camminare comodi, ma non certo votate a offrire all’atleta sensazioni superiori, soprattutto in termini di cushioning, rispetto a quelle di altri brand, Hoka in testa. 

Poi, dopo essere entrato e uscito più volte dai negozi specializzati senza grande entusiasmo, e dopo un (parziale) disamore per le Hoka Clifton 8, mi sono imbattuto nel modello Cloudmonster, e mi è venuta voglia di provarlo. 

Vi propongo le mie impressioni dopo circa 300 km e una mezza maratona in gara…

On Cloudmonster a prima vista

Una scarpa che si fa notare, perché a prima vista piuttosto “consistente”, e d’altra parte questa deve essere la sua caratteristica, in quanto si tratta di una “massimalista”, protettiva, votata soprattutto alle lunghe distanze, progettata per essere il trainer più ammortizzato nella gamma running di On.

Anche per questo non è certo un “peso piuma” (275 grammi), contro i 250 grammi scarsi di una Clifton di Hoka, ma certamente più leggera di una Bondi. Con un drop 6 mm., che misura 30 mm nel tallone e 24 mm nell’avampiede, la prima sensazione una volta calzata è effettivamente quella di camminare su una nuvola, secondo quanto pubblicizzato da On. 

Colpisce immediatamente la linguetta molto sottile (come piace a me…) a differenza di quella “cicciona” di Clifton che crea non pochi problemi nella regolazione dell’allacciatura e della calzata. Qui invece la calzata è perfetta e i lacci consentono di ottenere un’adesione assoluta alla linguetta, senza causare però alcuna sensazione di costrizione e senza scivolamenti in avanti, mentre il comfort e la traspirabilità della tomaia sono eccellenti.

On ha utilizzato la schiuma Helion nell’intersuola con uno stack molto alto e un tasso di compressione più elevato, per cui i runner più leggeri sotto i 70 kg (come me) avranno una minore sensazione di “cedimento”, mentre quelli più pesanti sentiranno la scarpa molto più morbida.

On Cloudmonster in corsa

Devo dire che la prima sensazione che mi attendevo dopo averla provata in negozio era quella di una scarpa poco reattiva e “morbidosa”, e così è stato effettivamente. Inoltre, la sensazione è sicuramente quella di una scarpa confortevole ma con qualche problema nel garantire un assetto corretto. Forse per la conformazione “magra” del mio piede o per il mio peso limitato (60 kg) è evidente infatti una fastidiosa “deriva laterale”, forse in parte causata anche da una tomaia piuttosto leggera e poco contenitiva. Credo che probabilmente gli atleti con un peso superiore ai 70 kg troveranno maggiore beneficio nell’attivazione più completa dell’intersuola che potrebbe ridurre anche l’effetto “deriva” e l’instabilità che ne consegue. Quello dell’instabilità è, in effetti, uno dei maggiori problemi rilevabili con l’utilizzo di diverse “massimaliste” che può causare qualche risentimento muscolare e tendineo in atleti con un non perfetto controllo del piede e della caviglia.

Però l’aspetto che mi ha convinto meno in assoluto è quello di una reattività non coerente con le aspettative. Secondo On, uno dei vantaggi della tecnologia CloudTec è la capacità di spostare l’energia sia verticalmente che orizzontalmente. In realtà sono riuscito a sentire lo spostamento verticale, molto evidente anche solo camminando, ma non sono riuscito a sentire molto lo spostamento orizzontale durante le transizioni, perciò di fatto la sensazione che offriva la scarpa camminando non l’ho affatto sentita in corsa.

Insomma, la reattività è molto inferiore alle aspettative, e ben lontana da quella, peraltro già non eccezionale, di Clifton. Il livello di comfort si è invece rivelato assolutamente notevole, con una sensazione di assoluto benessere del piede anche dopo avere percorso una distanza superiore ai 20 km, anche se la caratteristica ammortizzazione che, come ho già detto, va a discapito dell’assetto e della stabilità, potrebbe provocare soprattutto negli atleti più leggeri qualche problema di postura e, con esso, anche qualche problema di crampi o contratture dovuti al non sempre corretto assetto del piede nella scarpa durante la falcata.

Un aspetto che invece mi sento di sottolineare positivamente è lo straordinario grip della suola che fa dimenticare l’instabilità su fondi difficili di un po’ tutte le scarpe Hoka, Clifton in testa.

In definitiva, un discreto trainer quotidiano, ma poco raccomandabile per atleti leggeri, e comunque suggerito per gestire ritmi medio-lenti, da 5-5.30/km in su, perché appena si scende sotto a questo livello la scarpa perde davvero tutte le sue caratteristiche, e non potrebbe essere altrimenti. 

Il mio verdetto 

Premesso che fino ad oggi non avrei mai consigliato scarpe da corsa On, perché molto costose in rapporto allo scarso livello di performance rispetto alla concorrenza, sia in termini di prestazioni, che di livello di ammortizzazione e ritorno di energia, dopo avere testato anche in gara le Cloudmonster le ho trovate effettivamente non ancora pienamente coerenti con il progetto pubblicizzato da On. Nonostante tutti i difetti citati, Cloudmonster rappresenta comunque un discreto (ma costoso…) trainer quotidiano, soprattutto per l’ottimo livello di ammortizzazione, secondo me destinato però più ad atleti lenti e pesanti, che a quelli più leggeri ed efficienti. Il prezzo, perciò, è piuttosto sovrastimato rispetto all’efficacia e all’efficienza dimostrata dalla scarpa sia in allenamento che in gara, e credo che On avrà ancora molto lavoro da fare per migliorarne le prestazioni.

 

Clifton 9 e Cloudmonster a confronto: il giudizio definitivo e i voti di Trisport and Health

 Clifton 9Cloudmonster
Leggerezza108
Cushioning99
Flessibilità98
Reattività96
Stabilità86
Grip710
Qualità/Prezzo106

Come per tutte le prove di Trisport and Health, il modello provato è stato regolarmente acquistato in negozio, a garanzia dell’indipendenza commerciale dei giudizi espressi in questo articolo.