Durante il week end dell’IRONMAN Italy a Cervia, approfittando dell’opportunità offerta dal team Hoka di testare per un giorno un paio di scarpe, ho provato, anche se solo per pochi km, le nuove Mach X.
Appassionato come sono delle Mach nelle loro diverse declinazioni succedutesi negli ultimi anni, fino alla straordinaria Mach 5, che adoro, ero infatti curioso di capire le differenze, rivelatesi sostanziali, della nuova Mach X rispetto al modello di cui richiama il nome.
Diciamo subito che appena infili la nuova Mach X ti rendi subito conto che non è nemmeno lontana parente della ben nota Mach 5, e a dire il vero non capisco neppure perché le abbiano attribuito questo nome che potrebbe francamente portare fuori strada il potenziale acquirente.
Ben più pesante della Mach 5 e costruita con una tecnologia completamente differente, Mach X è semplicemente un’altra scarpa, assolutamente diversa da Mach 5, modello che attualmente prediligo per versatilità, comodità, leggerezza e performance.
Il motivo della differenza è essenzialmente quello di avere aggiunto al comfort e al supporto della Mach la propulsione di una piastra Pebax® inserita tra due strati di schiuma PEBA ed EVA che ne potenziano gli effetti. Questa sostanziale modifica cambia davvero tutto, anche se non sono pienamente d’accordo con chi sostiene che questo sia un prodotto solo per ritmi veloci, anzi…
A un’ammortizzazione assolutamente efficace e protettiva dovuta all’intersuola ProFly X, infatti, Mach X associa già dalle prime sensazioni un’elasticità straordinaria che amplifica la risposta anche a ritmi medi, adattandosi a runner anche non particolarmente leggeri con appoggio neutro che si allenano o gareggiano su medie-lunghe distanze.
Il drop di 5 mm è caratterizzato da un’altezza del tallone di 39 millimetrie di34 millimetri all’avampiede, ciò che rende questa scarpa adatta anche a chi non abbia un appoggio ottimale sul mesopiede, ma più spostato sul tallone.
La tomaia in Creel jacquard offre grande resistenza e traspirabilità e un efficace contenimento del piede, ma è anche flessibile e comoda, mentre la linguetta piatta e anatomica favorisce la perfetta aderenza al piede senza slittamenti e favorisce la chiusura con gli ottimi lacci in dotazione.
Forse il lato debole della scarpa è la suola in Eva, ben diversa da quella di Mach 5, studiata e realizzata per favorire la reattività a scapito dell’aderenza su fondo bagnato e che ne fa una scarpa comunque da dedicare solo all’asfalto. Oltre al nuovo battistrada, ha sicuramente giocato in modo sfavorevole rispetto all’aderenza l’inserimento del Durabrasion Rubber, una gomma più dura utilizzata per cercare di ridurre la consueta rapida usura presente nelle Mach 5.
Ma veniamo ai particolari e ai miei voti preliminari, in attesa di acquistare le scarpe e farci un bel po’ di chilometri…
Battistrada: 6
Le modifiche apportate rispetto ad altri modelli, comprese le Mach 5, mi hanno convinto in termini di risposta, ma con grandi perplessità in termini di grip.
Il nuovo disegno e l’aggiunta rinforzante del Durabrasion Rubber hanno cambiato in modo sostanziale il grip della scarpa sia su strada bianca, sia soprattutto su asfalto bagnato.
Il giorno della prova aveva appena piovuto e in alcuni tratti il battistrada ha evidenziato tutti i suoi limiti.
Intersuola: 8
Nettamente cambiata e per certi versi migliorata rispetto alle Mach 5, mantiene la mescola EVA nella parte inferiore ma con l’aggiunta della piastra in Pebax e della mescola PEBA. Questo sostanziale cambiamento, pur mantenendo una buona morbidezza, anche se non certo quella della Mach 5, ne aumenta la reattività e ne migliora ulteriormente la stabilità. L’aumento di spessore rispetto a Mach 5 ne modifica di fatto l’assetto rendendola facilmente gestibile anche da chi non ha un appoggio sul mesopiede.
Tomaia: 8
La tomaia in creel jacquard mi è sembrata subito ottimale per leggerezza, traspirazione e comfort, insieme a una sensazione di perfetto contenimento del piede.
Upper: 8
I lacci, a prima vista di inusuale fattura e consistenza, mi hanno però sorpreso per l’ottima tenuta una volta allacciati. Questo aspetto è ulteriormente favorito da una linguetta anatomicamente piatta come quella della Mach 5, ma meno estesa in larghezza, e dunque più confortevole e priva di derive laterali. Ottimo anche il cuscinetto che evita di infiammare la zona del collo del piede. Unico neo, presente anche nelle Mach 5, è la perdita di colore della linguetta che può macchiare indelebilmente i vostri calzini…
Il tallone è protetto da una conchiglia più consistente nella parte inferiore e più morbida nella parte superiore che trasmette un senso di stabilità e comfort.
Peso: 6
Non ho pesato la scarpa in prova, ma nella mia misura viene riferito un peso di poco superiore ai 260 grammi. Non poco per una scarpa con queste caratteristiche, superiore di oltre 30 grammi al peso delle mie Mach 5. Diciamo che se si utilizzano alternativamente le Mach 5 e le Mach X la differenza si sente eccome…
Comfort: 7
La tomaia avvolgente e morbida in aggiunta alla mescola PEBA rende la scarpa molto confortevole; la zona del tallone rigidamente contenitiva, l’uso della mescola in EVA e la piastra in Pebax la rendono inoltre molto stabile anche in chi non ha una corsa dinamicamente del tutto efficace.
Ritorno di energia: 6
Diciamo subito che, se pure provata per pochi chilometri, questa Mach X non mi ha trasmesso le sensazioni che mi attendevo leggendo le varie recensioni disponibili, anzi…
Non mi ha infatti dato la sensazione di una scarpa più veloce rispetto alla Mach 5, anche se più reattiva e pronta alle variazioni di andatura. Per chi come me utilizza una spinta prevalentemente di mesopiede forse le Mach 5 offrono una sensibilità e una risposta per certi versi più efficace rispetto a chi è tendenzialmente un “tallonatore”, atleta a cui è prevalentemente dedicata questa nuova Mach X. Credo che questo “effetto tallone” possa invece rappresentare un plus anche in chi ha magari un appoggio più avanzato ma si trova ad essere stanco durante un allenamento o una gara lunga, quando l’assetto tende a cambiare e con esso spesso si verifica anche un arretramento del baricentro. Per tutti questi motivi credo che si tratti di una scarpa venduta come veloce, ma molto fluida e particolarmente adatta anche ai ritmi medio-lenti, soprattutto in workout o gare lunghe.
Durata massima stimata: 7
In base alle caratteristiche strutturali e alle sensazioni provate mi sono fatto l’idea, del tutto preliminare, che si tratti di una scarpa più durevole della Mach 5, anche se come sempre il fattore durata è correlato molto al fondo e al tipo di percorsi utilizzati in allenamento, all’efficacia ed efficienza della corsa e soprattutto al peso dell’atleta.
Voto finale (preliminare): 7
Dalla media dei singoli giudizi, del tutto preliminari, emerge un valore pari a 7, che considero equilibrato per le sensazioni che mi ha trasmesso la scarpa nella breve prova.
Secondo me Hoka Mach X è una scarpa “ad ampio spettro”, capace di soddisfare diverse andature e diverse tipologie di atleti.
Proprio per questo si adatta a mio avviso molto bene per allenamenti lunghi lenti o in gare lunghe senza particolari ambizioni, dove probabilmente ha qualcosa in più da offrire rispetto a Mach 5, ma si adatta molto bene anche a ritmi sostenuti e a lavori di qualità con cambi di velocità e/o pendenze come ad esempio nei fartlek.
Si tratta, ovviamente, di giudizi del tutto preliminari che andranno rivalutati dopo aver percorso un bel po’ di chilometri.
Le foto sono relative al modello provato a Cervia.