Tornare indietro a quando si era più giovani non è ovviamente possibile, ma avanzare negli anni continuando a coltivare sempre nuove ambizioni, migliorando le proprie performance, nelle gare di endurance in generale e, in particolare, nel triathlon su lunga distanza è possibile.
Lo dimostra uno studio non recente, ma assolutamente attuale per contenuti e interesse, pubblicato nel 2013 sulla rivista “Age”, basato sull’osservazione dei risultati ottenuti in 25 anni (dal 1986 al 2010) da atleti master di entrambi i sessi al mondiale Ironman di Kona.
A dimostrazione di quanto si è detto, vale la pena dare un’occhiata innanzitutto ai numeri e alle percentuali di incremento della partecipazione degli atleti master nell’arco dei 25 anni, dal 1986 al 2010, considerato dagli Autori.
Nel 1986, i finisher maschi over ’40 rappresentavano il 31% del totale e le donne il 23%, mentre nel 2010 le stesse categorie avevano raggiunto rispettivamente il 56% il 47% del totale dei partecipanti.
Al contrario, nello stesso periodo la percentuale di finisher maschi e femmine di età inferiore a 40 anni risultava diminuita in modo significativo.
Il fenomeno è ben rappresentato nelle due figure a e b.
L’altro aspetto interessante da sottolineare che emerge dallo studio è rappresentato dalle performance atletiche rilevate sempre nel periodo che va dal 1986 al 2007.
I risultati ottenuti nelle tre discipline della triplice nelle diverse fasce di età over ’40 esprimono infatti un notevole incremento delle performance in tutte le categorie master, sia in campo maschile che femminile.
E’ interessante inoltre notare nella figura seguente che la crescita prestazionale negli uomini è molto maggiore nelle categorie al di sopra dei 45 anni, mentre i risultati della categoria 40/44 rimangono pressochè stabili nel tempo. Lo stesso avviene per le donne, dai 40 anni in su.
Quindi non solo nel periodo 1986/2010 risulta aumentato in modo significativo il numero di partecipanti e finisher delle categorie master, ma durante lo stesso periodo i triatleti di sesso femminile di età superiore a 40 anni e i triatleti di sesso maschile di età superiore a 44 anni hanno migliorato significativamente le loro prestazioni di nuoto, ciclismo, corsa e tempo totale.
Inoltre, le differenze di genere in termini di tempo totale di gara sono diminuite nel periodo di tempo studiato in tutte le categorie master, mentre curiosamente sono rimaste stabili per le fasce di età dei più giovani.
Su questi dati, assolutamente interessanti e straordinari, vi propongo una serie di considerazioni.
Innanzitutto, il fenomeno di ascesa in termini numerici della partecipazione di atleti mastera gare di triathlon, così come rilevato dagli Autori dello studio citato per quanto riguarda il mondiale Ironman, continua in realtà tutt’ora in modo inarrestabile, e in ogni tipologia di gara.
Come ho avuto modo di illustrare anche nel mio recente libro “Forever Triathlon”, negli ultimi 5 anni si è assistito infatti a incrementi nel numero di finisher master fino a 3 cifre percentuali in competizioni su tutte le distanze.
In particolare, tra l’altro, crescono maggiormente, come evidenziato anche nello studio, gli over ’50 rispetto agli over ’40.
Questi numeri smentiscono tutti coloro, medici in primis, che ancora pensano non sia una buona idea per un over ’50 dedicarsi a uno sport impegnativo come il triathlon, soprattutto sulle lunghe distanze.
In realtà, non solo l’età non preclude affatto necessariamente il miglioramento atletico, ma un approccio equilibrato che preservi la forma fisica da possibili infortuni consente ad atleti che spesso hanno superato di diversi anni la soglia dei ’50 di continuare a gareggiare, anche con tempi ragguardevoli.
Inoltre, l’osservazione e la valutazione di questi atleti in allenamento e in competizioni di resistenza come l’Ironman rappresenta un’immensa opportunità per apprendere in che modo il processo di invecchiamento è correlato alle prestazioni fisiche, come si possa prevenire il decadimento attraverso l’attività sportiva anche intensa, e quali possano essere le potenzialità esprimibili anche oltre una certa età in individui adeguatamente allenati.
Nonostante il declino sia inevitabile con il passare degli anni, è altresì vero, e dimostrato dai risultati di questo ed altri autorevoli contributi scientifici, che la motivazione e un allenamento intelligente, fatto di minori carichi e un più efficace recupero consentono, se ben gestiti, anche ad atleti piuttosto avanti con gli anni di competere ancora ad ottimi livelli di performance.
Più vecchi non significa, dunque, più lenti.
Ma, eventualmente, più saggi, se capaci di modulare la propria preparazione senza eccedere, per garantirsi una buona longevità atletica.
Perciò, quando sostengo, come nel mio recente libro “Forever Triathlon”, che il fenomeno degli aging triathletes è di grande attualità e da non perdere di vista per la sua rilevanza in termini di livelli di performance e di ricadute sul significato “vero” dell’invecchiamento, e per l’impatto positivo che una pratica sportiva anche impegnativa può avere sul mantenimento della forma fisica, sono assolutamente in buona compagnia…